“Ci vuole più fatica a vincere sé stesso che il nemico”
- Seneca
Da un punto di vista psicologico, la psiche, è un termine con cui tradizionalmente si usa individuare l’insieme di quelle funzioni cerebrali, emotive, affettive e relazionali dell’individuo (funzioni psichiche), che esulano dalla sua dimensione corporea e materiale anche se , in una ottica psicosomatica, rimane pur sempre collegata ad essa con reciproche influenze.
La psicoterapia (etimologicamente “cura dell’anima”) in sintesi è definibile come un metodo, attraverso cui risolvere uno stato di sofferenza di natura psicologica, attraverso strumenti e tecniche di derivazione psicologica (principalmente il colloquio, ma anche tecniche espressive, corporee ed altre…). Lo stato di sofferenza, può essere determinato da un particolare momento di difficoltà che sta attraversando la persona nella propria vita, o determinato da un disturbo di natura psicopatologica di entità diversa che può manifestarsi in sintomi nevrotici oppure psicotici tali da nuocere al benessere di una persona fino ad ostacolarne lo sviluppo, la vita lavorativa e/ o relazionale, famigliare, causando inoltre fattiva disabilità nella vita dell’individuo.
Chiunque può attraversare un periodo di difficoltà nel corso della propria vita, sia perché legato a passaggi delicati e importanti della vita stessa, sia perché ci possono accadere degli avvenimenti con un carico emotivo troppo grosso per la nostra psiche per fronteggiare i quali, ci scopriamo non adeguatamente attrezzati. Questi possono provocare in noi una regressione a comportamenti infantili e/o inadeguati alla nostra persona, alle circostanze e al nostro contesto sociale. Tali comportamenti regressivi inoltre, non sono in genere ben accetti dalle persone che ci circondano perché vissuti come disturbanti e pertanto, peggiorano ulteriormente anche la qualità delle nostre relazioni interpersonali.
Professionalmente, in Italia la psicoterapia è una specializzazione sanitaria riservata a Medici e Psicologi iscritti ai rispettivi Ordini professionali ai sensi degli art. 32 e 35 legge n°56/89 e, dopo un iniziale periodo di transizione che ha “legittimato” le situazioni formative pregresse, attualmente si consegue mediante un percorso formativo presso scuole di specializzazione universitarie post-lauream, oppure in scuole di specializzazione private riconosciute ed autorizzate dal MIUR (Ministero dell’Università e della Ricerca)
La psicoterapia si avvale di tecniche applicative della psicologia, che dalla sua nascita ad oggi, si è sviluppata in una pluralità di orientamenti teorici dando luogo pertanto a varie scuole di psicoterapia: psicoterapia cognitivo-comportamentale, psicoterapia psicodinamica, psicoterapia umanistica, psicoterapia sistemica, psicoterapia psicocorporea , psicoterapia integrativa ecc..
La Psicoterapia si declina anche in varie tecniche e metodologie di intervento che, attraversano trasversalmente quasi tutte le scuole di pensiero in base al focus oggetto di intervento; abbiamo così: la terapia individuale, la terapia di d coppia, la terapia familiare, la psicoterapia infantile, la terapia di gruppo, l’intervento sulle istituzioni ecc… Il focus può quindi rivolgersi al singolo individuo (minore o adulto) con il corredo dei sintomi di cui è portatore, oppure il disagio di un individuo può essere visto come il frutto di dinamiche familiari disfunzionali o addirittura “poco o non del tutto sane”. Nella famiglia, in particolare, assumono spesso importanza nel creare disfunzioni e disturbi, le confusioni fra ruoli e funzioni tra quelle adulte e quelle infantili o adolescenziali. Così ad esempio la funzione di un padre assente, può essere assunta impropriamente da un figlio maschio che, facendo un salto generazionale, diventa il” marito-figlio” della madre. In certe situazioni, come ad es. nel trattamento delle dipendenze, può essere utile infine se non preferibile un percorso di terapia di gruppo. Il gruppo, se ben gestito, permette infatti ai pazienti di osservare e comprendere meglio i propri pattern relazionali in un contesto più naturale e complesso rispetto alla semplice interazione diadica col terapeuta.
Nel trattamento delle dipendenze, (alcolismo, ludopatia , dipendenza da internet, ecc..) il gruppo, può aiutare meglio i pazienti attraverso una identificazione proiettiva (gli altri fanno da specchio) a non disconoscere la propria “malattia”, a vederne più chiaramente le conseguenze e a riconoscere i comportamenti adeguati che aiutano ad affrancarsi da essa. Il gruppo inoltre fungendo le veci del “superego” individuale che è indebolito nella singola persona, può fungere da deterrente per le ricadute nella dipendenza.
I problemi oggetto di intervento dello psicoterapeuta , vanno dal generico disagio esistenziale senza una sintomatologia psicopatologica manifesta, alle forme di disturbi più clinicamente strutturati (dalle strutturazioni e sintomatologie nevrotiche a quelle dei disturbi di personalità), fino all’intervento psicoterapeutico nelle più gravi forme di psicosi (psicopatologia con interpretazione delirante della realtà, spesso con allucinazioni uditive, visive o tattili).
Possono essere affrontati fenomeni sintomatici quali l’ansia, la depressione, il disturbo maniacale, le fobie, le ossessioni, i disturbi del comportamento alimentare (anoressia e bulimia) e della sfera sessuale, il comportamento compulsivo, l’abuso di sostanze, ecc.. . In psicoterapia è possibile affrontare anche i disturbi della personalità (“disturbi di asse II del DSM”), forme cliniche sempre più attuali, le forme di disagio personale non psicopatologicamente strutturato (difficoltà relazionali, affettive, interpersonali), ed i fenomeni relazionali complessi quali il mobbing, il conflitto coniugale, ed altri.
Lo psicoterapeuta si può occupare anche della riabilitazione di soggetti con disturbi psichiatrici e della riabilitazione di soggetti tossicodipendenti. Questa però può avvenire molto più proficuamente se svolta all’interno di strutture sanitarie pubbliche come per esempio i CSM, (Centri di Salute Mentale per i soggetti psichiatrici,) e i SERT (Servizi Tossicodipendenze) nel caso delle tossicodipendenze), o nelle le Comunità Terapeutiche che possono essere sia pubbliche o private.
“Non c’è vento favorevole per chi non sa in che porto vuole andare”
- Seneca
La Psicoterapia individuale, così come la intendo personalmente e come è intesa generalmente dai terapeuti di matrice psicodinamica, è un processo che potremmo definire di “autocura ” che, con l’aiuto di uno psicoterapeuta, porta la persona (unica ed irripetibile) a trovare o a ritrovare un buon rapporto con sè stesso. In poche parole a risolvere quella conflittualità “interiore”, che comunque poi si manifesta” esteriormente con il corpo (attraverso una sintomatologia fisica ) o con il comportamento (inappropriato, aggressivo, pauroso, evitante , nevrotico, delirante ecc..). Questa discrepanza o contraddizione, nasce dal fatto che spesso le persone si formano in un modo ma , vivono ( per convenzione, per obbedienza, per quieto vivere, ecc.). in un altro, che non gli appartiene o gli appartiene solo in parte perché frutto di un compromesso tra le proprie pulsioni , aspirazioni, desideri e la necessità di integrazione nel proprio contesto sociale. Questa tematica è stata sviluppata in particolare dalla scuola psicoanalitica a partire da S. Freud (vedi Il disagio della civiltà Ed. Boringhieri) fino alle più recenti teorizzazioni sul “falso sé”. di Winnicot). La psicoanalisi inizialmente ha posto il focus sul conflitto interno alla persona tra le sue varie istanze psichiche: la dimensione pulsionale (sessuale e aggressiva) e motivazionale che è prettamente inconscia, la dimensione razionale o dell’io che opera sulla realtà, e la dimensione etica-morale (Super Io ) che può essere carente o al contrario super rigida fino a ostacolare e/o complicare l’espressione anche se adeguata e socialmente accettabile delle nostre pulsioni e desideri. Con D.Winnicot l’attenzione si è spostata sul concetto di Falso Sé ; con questo termine s’intende una personalità di copertura che nasconde quasi completamente la reale struttura della personalità. Una specie di maschera indossata per compiacere gli altri, nel quale la personalità finisce poi per identificarsi, soffocando i propri desideri e aspirazioni. Il falso sé, si costruisce già da piccoli, di solito, come risposta alle richieste dell’ambiente familiare e successivamente si consolida nell’interazione dei rapporti interpersonali. Pensiamo ad es. agli studenti che scelgono un percorso universitario prevalentemente per soddisfare le aspettative dei genitori e che se ne rendono conto solo nel corso degli studi, arrivando poi o al cambio di facoltà , o all’abbandono degli studi, o alla ricerca di un percorso di vita lontano dalle aule universitarie, più in sintonia con le proprie vere aspirazioni. Gli i sviluppi successivi, hanno posto l’accento sui conflitti inerenti il nostro mondo rappresentazionale interno (J. Sandler); e da ultimo l’attenzione si è spostata sui disturbi di personalità, vedi in particolare gli studi sui disturbi narcisistici di personalità (Disturbi asse II del DSM) di H. Kohut e O. Kernberg.
La psicoterapia da me praticata, è una psicoterapia dinamica breve (che si avvicina a quello proposto da D. Malan, H. Davanloo e soprattutto da W. Pasini) che lavora, su alcuni pilastri portanti della nostra personalità: la progettualità, l’autostima, i passaggi cruciali nel ciclo di vita di una persona (il passaggio dall’età adolescenziale a quella adulta, la costruzione di una dimensione di coppia ecc), l’armonia o al contrario la disarmonia tra i vari ruoli ricoperti nella società (lavorativo, coniugale, genitoriale ecc..) e, prerogativa prettamente personale, che dà particolare attenzione alla progettualità dell’individuo. Approccio però non chiuso in sè, ma aperto anche ai contributi delle altre principali scuole, in primo luogo quella sistemico- relazionale e alla teoria dell’attaccamento.
Il terapeuta, tenendo una posizione “uno in fronte all’altro” funge da specchio, aiuta il paziente a vedere l’altra faccia della luna, o meglio, le proprie zone “d’ombra” che tende a ignorare , e da cui il più delle volte nasce la sofferenza. Queste non hanno solo un contenuto negativo, ma spesso anche positivo; si tratta cioè di risorse, aspirazioni o potenziali punti di forza inutilizzati o perché ostacolati dall’educazione o dal contesto di vita( famiglia, scuola o lavoro), o semplicemente accantonate e dimenticate dal soggetto stesso impegnato più a un adattamento passivo al contesto familiare-sociale , piuttosto che a perseguire la propria autorealizzazione. La persona quindi ha già in sé le risorse e/o gli strumenti per uscire dallo stato di sofferenza, ma da solo, non è in grado di vederle o di apprezzarle o di riutilizzarle o addirittura non sa di averle. Lo psicoterapeuta pertanto, aiuta il paziente a recuperare le parti positive di sé, e innescare un cambiamento nella propria vita. Lo strumento principale usato è il colloquio, che può essere integrato da tecniche espressive o altri strumenti complementari. Nella fase iniziale per agevolare la diagnosi e la messa a fuoco delle aree di sofferenza e le risorse di cui dispone la persona, è previsto anche l’impiego dei reattivi psicodiagnostici che aiutano più velocemente ad individuare i punti di forza e di debolezza su cui poi poter lavorare .
La filosofia dell’intervento da me adottata è più “teleologica “ che “causale” cioè più orientata a rendere consapevole il paziente su dove vuole andare piuttosto che da dove viene. Il focus principale, è cioè posto sulla necessità di ridare voce alla propria progettualità di vita; quindi il lavoro terapeutico sarà maggiormente concentrato su come come uscire dalla situazione di crisi o di stallo , dando legittimità al proprio bisogno di autorealizzazione. Riscoprire la propria progettualità è un punto essenziale dell’attività psicoterapeutica da me praticata perché come dice Seneca: “Non c’è vento favorevole per chi non sa in che porto vuole andare”. Le cause del disadattamento sono anche oggetto di esplorazione, ma a parte le situazioni limite in cui sono implicati traumi infantili, l’attenzione è posta più su quelle relativamente recenti piuttosto che su quelle del nostro passato remoto proprio nell’ottica di dare al paziente gli strumenti, il desiderio e la possibilità di un effettivo cambiamento
Il setting usato: è frontale cioè il paziente siede di fronte al terapeuta, la scansione delle sedute è all’inizio settimanale e successivamente diventa quindicinnale , fino a stabilire di comune accordo il momento del congedo; si tende il più possibile a non rendere il paziente dipendente dal terapeuta , se non per il tempo strettamente necessario. Solo quando la sintomatologia è più grave le sedute proseguono negli anni successivi al primo come terapia di “mantenimento” e con una scansione mensile al fine di prevenire una regressione e/o una ricaduta. In questo caso il ruolo del terapeuta assomiglia di fatto più a quella del “supervisore” che controlla, valuta eventualmente suggerisce correzioni rispetto alle strategie di “coping” del paziente; cioè a come il paziente , ormai sulla via della “guarigione”, riesce a fronteggiare le difficoltà e gli imprevisti che le situazioni della vita gli presentano.
Ogni incontro ha la durata di circa un’ora tranne nei colloqui iniziali quando sono impiegati anche reattivi psicodiagnostici o tecniche espressive, in questo caso la seduta può protrarsi fino ad una ora e mezza. Il paziente è libero di interrompere la terapia quando crede; in ogni caso viene restituito il senso del percorso comunque fatto fino a quel momento.
Quanto emerge durate il percorso terapeutico è protetto dal segreto professionale. Con il consenso del paziente il terapeuta potrà eventualmente collaborare con altri specialisti che hanno o hanno avuto in carico il paziente ad esempio per una terapia farmacologica o per l’approfondimento di altre problematiche di tipo medico.
Dr. Fernando Cesarano
Psicologo Psicoterapeuta e Sessuologo Clinico a Gallarate
Psicologo, Psicoterapeuta e Sessuologo Clinico a Gallarate
Iscrizione Albo n. 434 gennaio 1990
P.I.
drcesaranof@gmail.com